COMMENTO ALLE COSTITUZIONI  

Settembre 2020

 

COSTITUZIONI  n. 51:  “L’annuncio della Buona Novella richiede l’ascolto della Parola di Dio, principio e fondamento della contemplazione e della missione. Ella ci apre l’intelligenza e il cuore all’iniziativa di Dio, che rivela in Gesù Cristo, Parola del Padre, la sua alleanza d’amore con l’uomo.

La Parola ci svela il senso profondo degli avvenimenti, della nostra storia personale, comunitaria e di quella dell’umanità. Nei tempi dedicati alla lettura, allo studio personale, alla lectio divina, alla celebrazione e alla condivisione in comunità, la Parola di Dio nutre e trasforma la nostra vita. Così possiamo annunciare ciò che abbiamo visto e udito, il Verbo della vita”

 

Dopo averci presentato i modelli per la nostra preghiera: Gesù, Domenico, Caterina, Madre Gérine, le Costituzioni passano a trattare i fondamenti della nostra preghiera, dei quali il primo è la Parola. 

Il carisma domenicano è nato dal bisogno di annunciare la Verità, dalla ispirata volontà di Domenico di “annuncio della Buona Novella”, e poi egli vi ha aggregato gli altri tre pilastri indispensabili (Vita fraterna, studio, preghiera) come mezzi per raggiungere l’obiettivo della missione. Per questo il numero, che approfondiamo, inizia considerando appunto la finalità del carisma stesso:  “L’annuncio della Buona Novella richiede l’ascolto della Parola di Dio, principio e fondamento della contemplazione e della missione.” Per annunciare, per predicare con la parola e con la vita la Buona Novella è indispensabile, necessario, fondamentale “l’ascolto della Parola di Dio”. La Parola vivente, come sappiamo, è il Verbo, è Gesù stesso, divenuto uomo nell’Incarnazione, manifestandosi in questo modo come rivelazione di ciò che Dio stesso voleva comunicare agli uomini. 

Tale Parola di Dio è per noi “principio e fondamento della contemplazione e della missione.” Con le due parole, contemplazione e missione, si vuole sintetizzare la nostra vita nella sua completezza, secondo il nostro motto “Contemplari et contemplata aliis tradere”, cioè “Donare agli altri i frutti della contemplazione”. Quindi la Parola di Dio è il principio e il fondamento di tutta la nostra vita domenicana. E le nostre Costituzioni, trattando della preghiera, ce lo dicono subito in modo chiaro e forte. 

Il numero 51 poi continua presentandoci quello che compie in noi la Parola, ascoltata, meditata, pregata:  

1. “Ella ci apre l’intelligenza e il cuore all’iniziativa di Dio, che rivela in Gesù Cristo, Parola del Padre, la sua alleanza d’amore con l’uomo.

2. La Parola ci svela il senso profondo degli avvenimenti,  

 - della nostra storia personale, 

 - di quella comunitaria 

 - di quella dell’umanità.”   

La Parola, che è quindi la Parola del Padre, prima di tutto ci fa comprendere, apre il nostro intelletto e il nostro cuore per capire in profondità l’iniziativa, il disegno di Salvezza che Dio ha voluto per l’umanità: fare alleanza d’amore con l’uomo grazie a Gesù Cristo, inviato a rivelarci tale progetto. Leggendo, ascoltando, meditando la Parola di Dio, noi accogliamo sempre più e sempre meglio questa storia di alleanza d’amore e di salvezza, che Dio ha voluto realizzata con l’umanità in Gesù. La Parola ci fa scoprire cioè che ogni essere umano, ognuna di noi, è oggetto di un Amore grande, infinito, meraviglioso da parte di Dio. E, veramente, chi si dedica all’ascolto della Parola con intensità, sa che questo è vero, perché fa esperienza dell’ Amore indicibile di Dio.   

 

E come seconda conseguenza, la Parola “ci svela il senso profondo degli avvenimenti”. Ci possono essere tanti modi per leggere e capire ciò che succede nella propria vita personale, in quella comunitaria, in quella dell’umanità; la Parola ci rivela quale sia il loro senso profondo, il loro significato più vero secondo Dio. 

 

Il numero poi ci presenta i modi che utilizziamo nella nostra vita per ascoltare la Parola:

“Nei tempi dedicati alla lettura, allo studio personale, alla lectio divina, alla celebrazione e alla condivisione in comunità, la Parola di Dio nutre e trasforma la nostra vita”. La Parola di Dio nutre, alimenta, sazia la nostra vita spirituale, ci trasforma, ci converte grazie a quei tempi preziosi che dedichiamo personalmente e comunitariamente al suo ascolto. Il Direttorio, ai numeri 21 e 22, ribadisce l’importanza di questi tempi, che dobbiamo vivere con impegno serio e dedizione. 

 

Il numero 51 si conclude poi con la conseguenza essenziale, vitale e desiderata: “Così possiamo annunciare ciò che abbiamo visto e udito, il Verbo della vita”

Questa parafrasi dell’inizio della prima lettera di Giovanni è la descrizione del nostro carisma, l’esplicitazione di ciò che il nostro carisma ci dona e ci chiede: “Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita …  quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo.”

 

Che l’ascolto amante, profondo, giornaliero, personale e comunitario della Parola, di Gesù vivo, ci renda veramente domenicane, donne che fanno esperienza del Verbo della vita e quindi possono annunciarlo, a coloro coi quali entrano in contatto, con la parola e con la loro vita. Amen!

Sr. M. Elvira Bonacorsi

 

Lettere della Priora generale

Roma, 08.06.2020

 

Carissime sorelle e laiche/i associati,

 Il giorno 10 Giugno di 30 anni fa era la

Solennità liturgica della Santissima Trinità, e la Congregazione delle “Suore

Domenicane della Piccola Casa della Divina Provvidenza – Genova” si fondeva con

la Congregazione delle Suore Domenicane di S. Caterina da Siena - ex Roma.

Questo significa che quel giorno la Congregazione, fondata da Madre Teresa

Solari, entrava a far parte della nostra. Questo non significa però che la grazia

del carisma, l’opera e la santità di Madre Teresa siano diminuite, no

assolutamente.

Come esprimeva molto bene la finale della rappresentazione

messa in scena da Jobel Teatro per il Centenario di morte di Madre Teresa nel

2008, la stessa si incontrava con Madre Gérine, le due si riconoscevano nello

Spirito, si prendevano per mano e continuavano insieme il cammino.

Carissime/i, vogliamo perciò ricordare questo giorno di comunione e di grazia,

lodando e ringraziando il Signore per la vita e l’opera veramente piene di amore

per i poveri, gli orfani, gli abbandonati che Madre Teresa ha vissuto. Vogliamo

lodare e ringraziare il Signore per la ricchezza di amore che ha rafforzato in noi

il carisma di Madre Gérine, unificando queste due grazie così simili e così attente

ai fratelli bisognosi.

La Causa di Beatificazione di Madre Teresa Solari sta andando avanti; è solo

questione di tempo, ma Madre Teresa sarà certamente proclamata Beata.

Lodiamo e ringraziamo perciò la Trinità Santa, per questa luminosa donna che ha

sofferto e amato intensamente, lodiamo e ringraziamo la Trinità per questo dono

di comunione e unione che 30 anni fa si è realizzato.

 

Ricordo in modo speciale e saluto con affetto e in unione di preghiera, le sorelle

che da Madre Teresa hanno ricevuto la grazia del carisma domenicano e sono

diventate insieme a noi seguaci delle due Madri che continuano a camminare

tenendosi per mano davanti a noi verso il Signore Gesù!

Un abbraccio a tutte/i nella gioia di questo meraviglioso ricordo!

 (Sr. M. Elvira Bonacorsi)

Priora generale

 

Lettere Circolari

L.C. n. 16/2020

Santa Pasqua 2020 

 

“Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?»… Gesù gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori! »" (Gv 11, 25-26, 43)

 

Carissime sorelle e carissimi Laiche/i associati,

non è facile scrivervi in questa Pasqua così diversa, così sofferta, così tragica; le notizie che ogni giorno riceviamo dai mass media ci stringono il cuore e ci fanno male, anche se, grazie a Dio, ci sono anche tanti esempi di generosità, di gratuità, di eroismo. 

 

Mi sono chiesta tante volte, in questi giorni, a quale Parola di Dio avrei potuto rifarmi per augurarvi ugualmente e di cuore Buona Pasqua, nel mezzo di tutto quello che stiamo vivendo; mi è ritornato e mi ritorna continuamente alla memoria il brano della risurrezione di Lazzaro, specie da domenica scorsa, in cui questo era il testo liturgico del Vangelo. 

 

Anche quella era una situazione molto tragica, sebbene si trattasse della morte di una sola persona; anche in quel racconto è sottolineata fortemente e ripetutamente la sofferenza di Marta, Maria e Gesù, con manifestazioni molto umane: pianti, lamenti, suppliche, commozione profonda, grida. Anche in questo testo ci sono interrogativi, espressioni che possono risultare molto attuali in questi giorni di angoscia: “Signore se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto … se tu fossi qui, Gesù, tanta gente non morirebbe … dove sei, Signore?”… “Lui, Gesù, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse? … Tu, Gesù, che hai operato tante guarigioni quando eri sulla terra e anche dopo che te ne sei andato in Cielo, perché permetti che tanti non guariscano, ma muoiano?” E domande simili a queste ce ne sono tante, ce ne potrebbero essere tante altre, forse anche più forti e strazianti …   

 

Lazzaro è già morto, è sepolto da 4 giorni quando arriva Gesù e le due sorelle lo rimproverano per non essere venuto prima; se Gesù fosse stato presente, esse sono sicure che il loro fratello non sarebbe morto. Gesù si commuove ripetutamente e piange tanto che i Giudei presenti commentano: “Guarda come lo amava!”

 

A Marta, Gesù risponde con quella frase incredibilmente profonda: «Io sono la risurrezionee la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?» E la povera Marta, che tutti ricordiamo specialmente per il rimprovero che le fece Gesù quando voleva che sua sorella l’aiutasse a preparare il pranzo «Marta, Marta tu ti preoccupi per troppe cose …», la stessa Marta risponde con una professione di fede intensa e perfetta: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, Colui che viene nel mondo!».

 

E adesso veniamo a noi: immaginiamo di essere ognuna/o di noi lì davanti a Gesù, quando una persona cara sta molto male, dopo che è morto un parente, un amico caro, dopo che sono morte tutte le persone di cui abbiamo notizia ogni giorno, e alla nostra domanda: perché, Signore? Lui risponda: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?»

 

Gesù chiede a me, in questo tempo: credi che Io sono la risurrezione e la Vita, credi che anche se una persona è morta ma crede in me, vivrà? La vita eterna infatti inizia qui sulla terra, ma per chi crede in Lui continua dopo la morte ed è allora Vita in pienezza. 

 

Questa Pasqua, che arriva nel mezzo della pandemia del coronavirus, ci obbliga a rispondere a questa domanda di Gesù: credi questo? Credi che la vera Vita sono Io e che posso dare a tutti la vita in eterno, dopo che Io ho vinto la morte e sono uscito vivo dal sepolcro? Credi che se anche tanta gente sta morendo, può continuare a vivere vicino a Me? Se tu credi in me che sono la Resurrezione, la Vita trionferà su ogni morte, trionferà sulla tua morte, sulla morte di tutti. 

 

E allora augurarvi Buona Pasqua quest’anno, significa augurarvi e augurarci di CREDERE INTENSAMENTE IN CRISTO RESURREZIONE E VITA.    

Tornando al racconto evangelico, Gesù domanda dove sia la tomba di Lazzaro, quindi commosso e in pianto si reca al luogo indicato. Chiede di togliere la pietra sepolcrale, anche se Marta sembra volerlo frenare e a tale momento Gesù grida! Alcuni commenti a questo testo dicono che è l’amore di Gesù per Lazzaro, espresso nel brano con diverse parole di affetto, che lo fa ritornare in Giudea dove pochi giorni prima volevano ucciderlo, che lo spinge alla commozione e al pianto, che lo fa urlare, ed è sempre il Suo amore per l’amico Lazzaro a richiamarlo dalla morte alla vita. (cfr. Commenti - Monastero di Bose)

 

“Gesù gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!»" 

Questo forte grido di Gesù, che squarcia le tenebre del sepolcro, che squarcia la sofferenza delle sorelle di Lazzaro e dei presenti, che squarcia lo sgomento che viviamo in questi giorni, è rivolto a me. Lazzaro sono io e Gesù, nel suo amore per me, mi grida: vieni fuori! E’ importante, allora, che io, ciascuno di noi comprenda in quale sepolcro si trova, ci troviamo. Sono nel sepolcro dello scoraggiamento? Della paura? Dei giudizi verso i fratelli e le sorelle? Nel sepolcro del non amore? Nel sepolcro della poca fede? Della preghiera senza fiducia? … Qual è il mio sepolcro? 

 

Gesù in questa Pasqua mi grida: VIENI FUORI! E io posso, devo uscire, perché sono amata/o da Lui e il Suo Amore vince ogni morte, fa uscire da ogni sepolcro. 

 

Pasqua quindi quest’anno può voler dire per me accogliere il grido di Gesù VIENI FUORI, accogliere il Suo grido ad uscire da tutto quello che costituisce per me un sepolcro.        

E allora augurarvi Buona Pasqua quest’anno, significa augurarvi e augurarci di OBBEDIRE AL GRIDO D’AMORE DI GESU’: VIENI FUORI!  

 

Signore Gesù, amante della vita e vittorioso sulla morte, ti supplichiamo, ti chiediamo di avere pietà dell’umanità tutta che tu ami, di avere misericordia di questa umanità per la quale sei morto in croce e sei risorto, ti chiediamo di far terminare questa terribile pandemia, perché possa tornare in pienezza la vita. Ti chiediamo anche di farci la grazia di capire, attraverso questa tremenda prova, quello che dobbiamo cambiare nel nostro vivere quotidiano, rinnovando e approfondendo la fede in Te Resurrezione e Vita, la grazia di comprendere che dobbiamo uscire dai nostri sepolcri al tuo grido di amore. Signore Gesù, abbi pietà di noi e donaci di vivere in pienezza la Tua, la nostra Pasqua. Amen!

 

Carissime/i, in questo clima di riflessione e di preghiera, vi auguro di cuore BUONA PASQUA e che il Signore morto e risorto per noi ci benedica tutti.                                                          (Sr. M. Elvira Bonacorsi)

Priora generale

 

L.C. 15/2019

Santo Natale 2019

 

“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14)

 

Carissime sorelle e carissimi laici associati,

“C’è un racconto degli antichi monaci del deserto che dice: Un giovane monaco si lamentava presso il suo padre spirituale perché non riusciva a procedere lungo il cammino pieno di spine dell’ascesi. I vecchi errori spuntavano sempre di nuovo. Non riusciva a prendere in mano e a strappare via le erbe cattive. Allora l’anziano monaco gli raccontò una storia. Un papà manda il figlio nel campo perché lo renda coltivabile. Ma il campo è così grande e pieno di erbacce che il giovane se ne va e si mette a dormire, perché non si ritiene capace di liberare il campo da tutte quelle sterpaglie. Quando il padre dopo un paio di giorni va a vedere il campo e si rende conto che nulla è stato fatto, dà al figlio questo consiglio: «Lavora un po’ ogni giorno nel campo, facendo quello che il tuo corpo può reggere». Il figlio seguì il consiglio del padre e in breve tempo tutto il campo fu reso coltivabile. 

Incominciare è spesso congiunto con la paura. Abbiamo l’impressione di non riuscire a farcela. Per questo rimandiamo sempre la decisione di cominciare un certo lavoro. Oppure ci precludiamo la possibilità di un nuovo inizio. … 

A Natale celebriamo il fatto che Dio comincia con noi di nuovo. Il passato che ha lasciato la sua impronta su di noi, perde il potere che aveva sopra la nostra persona. Possiamo un’altra volta ancora sognare lo splendore del nuovo che verrà. Tutto diventa possibile. Non abbiamo più bisogno di trascinare continuamente dietro di noi il peso del passato. Ci è concesso di cominciare una vita nuova. … 

Il mistero del Natale ci vuol dire: «Tu non sei prigioniero del tuo passato. Tu puoi incominciare di nuovo: in te c’è qualcosa di nuovo. In te c’è il Bambino divino, che ti mette in contatto con tutto il nuovo, che si trova già intatto e puro nella tua anima. Abbi fiducia nel nuovo che c’è in te»”.  (Anselm Grün: La tua luce ci dona speranza. Edizioni Messaggero Padova).

 

Carissimi, potrei fermarmi qui, a questa non breve citazione, senza aggiungere altro; infatti il messaggio che desidero condividere con tutti voi è che ancora una volta, in questo Natale, abbiamo la grazia meravigliosa di rincominciare, prendendo coscienza, nella preghiera e nella contemplazione del Bimbo Gesù, che davvero in noi fin dal Battesimo abbiamo la novità della vita divina. 

 

Il Verbo, la Parola di Dio si è fatta carne, ha assunto il nostro corpo, è diventato uno di noi, una piccola creatura umana … Mistero indicibile!! E’ venuto ad abitare in mezzo a noi: “abitare” - letteralmente “piantare la tenda” - significa che ha preso dimora, ha voluto stare in mezzo a noi e non andarsene più. L’abitazione Sua in mezzo a noi ha continuato e continuerà fino alla fine del mondo: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. 

Ma a me piace pensare che “in mezzo a noi” significa anche “dentro di noi”, dentro ognuna/o di noi. Lui, la Novità assoluta, Lui che ha cambiato radicalmente la storia, abita in me. 

E se la Novità abita in me, davvero essa può cambiare la mia vita, il mio cammino, il mio modo di essere. L’importante è solamente prenderne coscienza, desiderarla, crederci, fidarci, consegnandoci a Lui con tutti noi stessi.  

Forse qualcuna/o potrebbe dirmi che è una vita che sta provando a cambiare, ma si vede sempre uguale, come quel giovane monaco  … beh, rileggiamo con attenzione e col cuore la storia che riporta Grün nel suo libro. Lasciamoci quindi convincere, chiedendo la grazia al Signore Gesù presente in noi, per decidere quale pezzetto del nostro campo vogliamo cominciare a coltivare oggi. 

Sì oggi, solo oggi, ogni “oggi”, perché ogni giorno è Natale, ogni giorno Lui la vera Novità è in me, quindi ogni giorno posso rincominciare da capo!

E possiamo veramente farlo, nella certezza che Lui ci dona questa possibilità, questa capacità. 

“La tenerezza, la dolcezza sono condizioni per la rinascita. Dopo aver creato l’uomo, e averlo lasciato libero, Dio lo solleva teneramente quando è ferito e cade, restituendogli la fiducia di poter tornare a camminare, di poter rincominciare a desiderare”. (C. Giaccardi e M. Magatti, “La scommessa cattolica, Il Mulino).

 

Con questa fiducia, che ci dona il Cristo che viene, auguro di cuore a tutti e a ciascuna/o BUON NATALE  e sereno Anno 2020, mentre chiedo per tutti la Pace e la benedizione del Bimbo di Betlemme.   

 

(Sr. M. Elvira Bonacorsi)

Priora generale